Giugno 2003

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La Nazione
Flavio Giurato è stata una delle sorprese dell'estate
musicale fiorentina con l'esibizione alle Rime Rampanti. Sanguigno,
decisamente teatrale negli insistiti stacchi da solo alla voce,
come se il rapporto con la sua acustica fosse conflittuale, il
successo della sua esibizione ha dimostrato che il cantautore
romano gode di un culto capace di resistere i tanti anni spesi
lontano dalle scene.
Una bella soddisfazione per un artista che di certo non ha avuto
vita facile, soprattutto alla luce della qualità di inediti
(Il caso Nesta, Centocelle) con cui ha dimostrato di avere ancora
parecchie cose da dire.
- Il successo ottenuto a Firenze è stato notevole.
Grazie, devo dire che ormai riesco a suonare in qualsiasi ambiente
e condizione. Adesso spero di tornare in un teatro, quella è
la dimensione perfetta per la mia musica.
- Come mai si è ritirato dalle scene per così
tanto tempo?
Sentivo di aver terminato il percorso con un trittico. Le mie
influenze fondamentali, Nick Drake e Janis Joplin, hanno fatto
solo tre dischi, anche se in effetti non è che sia dipeso
da una loro scelta artistica.
Mi sono dedicato ad altro per anni, poi mi hanno convinto a tornare
sul palco, all'inizio doveva essere un qualcosa di estemporaneo,
legato a qualche data e nulla più, e alla fine mi sono
tritrovato con un disco in uscita.
- A Firenze ha suonato molti inediti, sono il preludio ad
un disco nuovo?
Vedremo. Io accumulo materiale, ho un processo di scrittura che
mi porta ad essere velocissimo o lentissimo, a seconda dei brani
che scrivo. A volte saltano fuori dal nulla, come Silvia Baraldini
(uno degli inediti suonati), a volte rimangono in stasi per anni
e poi magari vengono assorbiti da altri pezzi.
Non ho ancora idee riguardo ad un nuovo album, è possibile
comunque che a settembre entri in sala d'incisione.
Bernardo Cioci

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